“Se ad aprile ci verranno di nuovo presentate le stesse formulazioni contenute nella risoluzione approvata dall’Unesco sui luoghi sacri di Gerusalemme, passeremo dal voto di astensione al voto contrario”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nel corso di un question time alla Camera. “Credo che dobbiamo lavorare affinche’ l’Unesco faccia l’Unesco. Non possiamo accettare l’idea che invece di concentrarsi sulla tutela del patrimonio culturale, diventi cassa di risonanza di conflitti politici”.
D’ALEMA: PONEVA PROBLEMI VERI. La risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme, definita “allucinante” dal premier Matteo Renzi, pone invece “problemi reali” e l’Italia avrebbe dovuto porsi come “forza di equilibrio” tra israeliani e palestinesi. Lo ha detto l’ex premier ed ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema, durante un convegno a Roma. “Sull’Unesco si é aperto un dibattito tipicamente italiano, dove quasi nessuno dei dibattenti ha letto la risoluzione, mentre io l’ho fatto”, ha spiegato D’Alema. “E’ vero che il complesso del Tempio di Gerusalemme viene definito solo con il suo nome arabo e questo non é corretto”, premette l’ex ministro. Ma nel testo, su cui l’Italia si è astenuta per poi correggersi promettendo che la prossima volta voterà No, D’Alema trova che “si pongono problemi reali: ad esempio, secondo gli accordi internazionali, il Tempio dovrebbe essere protetto dal ministero del Culto della Giordania, non dall’occupazione israeliana”. “Noi dobbiamo essere una forza di equilibrio, dobbiamo farci paladini della libertà di culto – ha ammonito l’ex capo della diplomazia italiana – sennò perdiamo ogni credibilità con il mondo arabo e non serviamo più a niente”.