Con l’arrivo di Donald Trump “è la fine di un’epoca. La fine dell’utopia della globalizzazione. E, seppur in modo soft” il 20 gennaio “ha una portata storica simile alla caduta del comunismo”. A dirlo, intervistato dal Corriere della Sera, è l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha ricevuto l’invito per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente statunitense. “C’ero nel 2001 all’insediamento di George W. Bush – assicura – e ci sarò anche stavolta, invitato da esponenti del partito repubblicano e del Congresso americano”. La vittoria di Trump, spiega Tremonti “non è stata la fine del mondo ma sarà la fine di “un” mondo. La giovane talpa populista ha via via scavato il terreno su cui la globalizzazione aveva costruito nell’ultimo ventennio la sua cattedrale”. Ciò che sta crollando, dice l’ex titolare dell’Economia, “è un’utopia. L’utopia della globalizzazione”, durata “vent’anni esatti”, da quando, cioè, Bill Clinton si insediò per il secondo mandato alla Casa Bianca.
In questo periodo, dice Tremonti, “il conflitto millenario tra potere e denaro è stato superato: il denaro ha battuto e assorbito il potere” e Trump ne è consapevole: “Non altererà la globalizzazione economica a vantaggio del protezionismo ma introdurrà i dazi e si occuperà della manutenzione dei trattati commerciali. Così come non cancellerà del tutto la riforma sanitaria di Obama ma la riformerà pesantemente”.