Dopo oltre una settimana con i livelli di inquinanti nell’aria ben al di sopra delle soglie di allerta, la pianura padana è avvolta in una nube tossica. Una fitta nebbia visibile anche dallo spazio, come prova una foto scattata dall’astronauta italiano Paolo Nespoli.
A Milano i grattacieli sono scomparsi nella foschia, stesso destino per il Duomo. A nulla è servito il blocco ai veicoli diesel più inquinanti. Va ancora peggio a Torino: sulla base dei dati rilevati da Arpa nella giornata del 18 ottobre, con valori di concentrazione delle polveri sottili pari a 114 microgrammi per metro cubo, più del doppio del valore limite, il Comune ha invitato i cittadini ad adottare precauzioni a tutela della salute, tra cui “evitare attività fisica intensa e prolungata all’aperto” e “rimanere il più possibile in ambienti chiusi, evitando anche di aprire porte e finestre”.
In Lombardia sono otto i giorni consecutivi di superamento del limite di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo nelle province di Milano, Monza, Mantova, Bergamo, e Brescia. Nove giorni in quelle di Lodi e Cremona, cinque a Pavia, due a Varese e uno a Como e Lecco. La media a Milano si è attestata a 90 µg/m³.
Nelle regioni del Nord, 24 città hanno già sfondato il limite annuale di 35 giorni di superamento dei livelli di Pm10. Tra le peggiori Torino (66 giorni), Cremona (58), Padova (53), Milano (50). Lo denuncia Legambiente, che parla di “troppi ritardi da parte di regioni e sindaci” e chiede di “ripartire dai centri urbani con politiche e interventi sostenibili”.
Sono scattate le misure approvate dall’accordo di programma firmato a giugno dal ministero dell’Ambiente con Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. “Stiamo dando applicazione per la prima volta ad azioni emergenziali comuni in tutto il territorio padano”, ha spiegato l’assessore all’Ambiente dell’Emilia-Romagna, Paola Gazzolo. “Nell’affrontare l’emergenza smog il Veneto ha fatto da modello”, ha rivendicato l’assessore veneto Gianpaolo Bottacin.
“Ma in Italia manca una pianificazione sul lungo periodo. Si mettono in atto misure di emergenza, che non risolvono mai il problema”, denuncia Ugo Taddei, avvocato dell’associazione ClientEarth. Il nuovo accordo di programma prevede lo stop agli Euro3 dal 1 ottobre al 31 marzo, dal lunedì al venerdì e dalle ore 8,30 alle ore 18,30: “Poca cosa, se si pensa che in Germania tutte le principali città hanno vietato in modo assoluto queste auto già dal 2013”.
La distanza dal resto d’Europa aumenta ulteriormente se si guarda ai progetti in vista del traguardo ‘emissioni zero’. “Settimana scorsa la città di Parigi ha annunciato lo stop alle auto a combustione dal 2030”, mentre in Gran Bretagna “Oxford già nel 2020 creerà una zona aperta solo ai veicoli elettrici”, spiega Taddei. “L’Olanda due settimane fa ha approvato un piano per vietare la vendita di auto diesel e benzina dal 2025, lo stesso faranno Francia e Regno Unito dal 2040”.
E l’Italia? “Da noi siamo rimasti fermi alle parole, senza nessuna iniziativa concreta. La speranza ora è che il nuovo Piano Regionale degli Interventi per la qualità dell’Aria (Pria) della regione Lombardia – che dovrebbe essere adottato nell’aprile 2018 dopo che un ricorso al Tar dell’associazione Cittadini per l’Aria ha affossato il precedente Piano – possa essere l’occasione per presentare finalmente misure coraggiose”. L’obiettivo: limiti seri ai veicoli inquinanti, fino ad arrivare a vere e proprie zone ‘a non emissione’.