Sedici anni di carcere. È la pena arrivata, nel processo davanti alla corte d’assise d’appello di Roma, per Daniele De Santis, l’ultrà giallorosso accusato di aver ferito e ucciso Ciro Esposito durante gli scontri che precedettero, il 3 maggio del 2014, la finale di Coppa Italia Napoli Fiorentina. De Santis era stato condannato a 26 anni in primo grado, nel maggio dello scorso anno. Il pg Vincenzo Saveriano, aveva chiesto per lui una condanna a venti anni di reclusione per omicidio volontario.
De Santis ha assistito in aula alla sentenza, adagiato su una barella con la quale viene portato in aula durante le udienze a causa delle ferite riportate negli scontri di tre anni fa. Confermate le assoluzioni come chiesto dal pg, per gli altri due imputati, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito, tifosi del Napoli. In primo grado i due erano stati condannati a 8 mesi di carcere per rissa e lesioni, perché ritenuti parte del gruppo che provocò gli scontri durante i quali Ciro venne ferito a morte.
Il procuratore generale, lo scorso 11 maggio, nella sua requisitoria finale, aveva ribadito nei confronti dell’uomo l’accusa di omicidio volontario chiedendo però di non riconoscere l’aggravante dei futili motivi e di assolverlo dall’accusa di rissa “perché il fatto non sussiste”. Daniele De Santis sparò contro il giovane, il pomeriggio del 3 maggio del 2014. Il proiettile ferì Ciro a un polmone e arrivò alla colonna vertebrale. Le condizioni del trentenne apparvero subito disperate e il giovane, ricoverato al Policlinico Agostino Gemelli di Roma, morì dopo 53 giorni di agonia.