Un altro rinvio per il caso che sta tenendo con il fiato sospeso non solo il Regno Unito, ma l’Europa intera. Dopo un’udienza fiume dell’Alta Corte inglese, è stata aggiornata a oggi alle 14 l’udienza per decidere se il piccolo Charlie, affetto da sindrome di depressione del Dna mitocondriale, potrà essere curato con un protocollo sperimentale elaborato da un team di esperti internazionali coordinati dall’ospedale pediatrico della Santa Sede, Bambino Gesù. E’ stato messo in chiaro come non si arriverà ad una decisione definitiva tra 24 ore, con la richiesta ai legali di trovare “il maggior consenso possibile”.
Il giudice si sarebbe dovuto pronunciare già lunedì scorso, ma i genitori avevano chiesto più tempo. Un rinvio dell’udienza fra il 25 e il 27 luglio, per poter raccogliere il materiale che dimostri la validità della cura, che al momento non è stata testata neanche sui topi.
GENITORI CONTESTANO. I genitori in aula hanno contestato i dati dei medici inglesi, che hanno rilevato danni irreparabili al cervello del bambino, in particolare sulla misurazione della testa del piccolo: l’ospedale ha registrato che non è cresciuta negli ultimi tre mesi, segnale di mancata attività cerebrale. La madre ha invece detto di aver misurato il cranio del piccolo di 11 mesi ieri mattina, registrando 2 centimentri in più rispetto alla misurazione dell’ospedale. “E’ assurdo che la scienza di questo caso sia minata dall’incapacità di misurare il cranio di un bambino”, ha affermato il giudice, ordinando che una persona indipendente ripeta la misurazione entro 24 ore.
“La giustizia inglese ci ha strappato il nostro diritto di genitori di decidere cosa è bene per il nostro bambino, ma noi non smettiamo di combattere: vivere con il dubbio di non aver tentato tutto il possibile per noi sarebbe insostenibile”, ha scritto la mamma del piccolo, Connie Yates, in un commosso memoriale. La donna si è anche allontanata dall’aula in lacrime, confortata da familiari e amici.
Il piccolo Charlie soffre purtroppo di una sindrome che causa debolezza muscolare progressiva e danni cerebrali, perché il corpo non produce energia per gli organi, motivo per cui l’ospedale in cui è ricoverato, il Great Ormond Street di Londra, aveva chiesto che il piccolo potesse morire con dignità. “Interrompere i trattamenti, se le misure adottate non sono più compatibili con la dignità del bambino”, si leggeva nelle prime sentenze (dell’Alta Corte inglese l’11 aprile, della Corte d’appello inglese il 25 maggio e della Corte europea dei diritti dell’Uomo l’8 giugno).
GALANTINO: ASCOLTARE GENITORI. Sul caso del bimbo inglese la Chiesa italiana è tornata ad esprimersi con le parole del Segretario generale dei vescovi, Nunzio Galantino: “Bisogna dare ascolto ai genitori. A me ha colpito molto l’appello della mamma che ha chiesto al giudice cosa avrebbe fatto se fosse stato suo figlio. Nella nostra società invochiamo la volontà dei genitori quando questo conviene a un certo tipo di cultura, la ignoriamo quando vanno in una direzione culturale opposta. Diamo loro ascolto”.