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Msf non firma il codice: “Chiuderanno i migranti in Libia e butteranno la chiave”

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Medici senza Frontiere non firma il Codice di comportamento delle Ong in materia di salvataggi in mare (che oggi ha ricevuto l’adesione di Sos Mediterranee) e attacca frontalmente la linea del governo italiano in materia di migranti.  La posizione di Msf (una delle più grandi e autorevoli Ong che agise da oltre 45 anni in 75 paesi del mondo) è tanto dura quanto chiara: “I recenti sviluppi nel Mediterraneo mostrano che il Codice di Condotta è parte di un disegno più ampio che intende sigillare la costa libica e intrappolare migranti e rifugiati in Libia, gettando via la chiave. Questo anche grazie al dispiegamento di navi militari italiane per aumentare la capacità delle guardie costiere libiche di intercettare migranti e rifugiati. Queste azioni stanno chiaramente dimostrando la vera ambizione delle autorità italiane ed europee: limitare l’attività degli attori di ricerca e soccorso indipendenti e concentrare tutti gli sforzi nel riportare le persone in Libia. Questo non farà che aumentare le sofferenze, le morti, le torture subite da migranti e rifugiati e non interromperà il circolo vizioso dei trafficanti. Per questi motivi MSF rimane nella propria convinzione di non poter firmare il Codice. Continuiamo a stare dalla parte dei vulnerabili, e non di chi ritiene che rimandare le persone in Libia, un paese nel caos, possa essere parte della soluzione”.

Msf mette dunque sul piatto alcune questioni tanto serie quanto difficili da accettare per Italia e Ue: secondo Msf all’Italia e all’Europa non importerebbe più tanto di salvare le vite delle persone che scappano dalla fame, dalla violenza e dal terrore di tanti paesi africani. Il tentativo europeo (dovuto anche alle forti pressioni di un’opinione pubblica sempre più spaventata e intollerante) sarebbe quello di frenare il flusso senza preoccuparsi più di tanto delle condizioni di chi verrà fatalmente imprigionato nei campi e nelle prigioni libiche dove, stando al racconto di Amnesty International e di altre organizzazioni, ne succedono di tutti i colori.  L’accordo tra Libia e Italia porterà solo a contenere il flusso: vedremo meno migranti sbarcare sulle nostre coste o naufragare nei nostri mari. Ma dove finiranno quelli che continueranno a partire dai diversi paesi africani? Fin qui la posizione di Medici senza Frontiere, alla quale il governo italiano, Marco Minniti in testa, ha sempre risposto che, invece, l’unico modo per frenare i naufràgi, smorzare il flusso ed evitare violenze in Africa, è aiutare e controllare l’attività libica sia sulle coste che all’interno.

Con le decisione di non sottoscrivere l’accordo (e con questa presa di posizione) Msf si mette di fatto fuori dal sistema italiano del soccorso in mare ai migranti. E’ probabile che, nei prossimi giorni, quando la nave “Prudence” (attualmente in porto a Catania) ritornerà in mare, si verifichino sempre meno chiamate da parte della Guardia Costiera per interventi di Msf e sempre più ostacoli al suo lavoro.  Ma il presidente di Medici Seza Frontiere, Loris De Filippi è molto più preoccupato dall’atteggiamento della Libia e dalla notizia che la Guardia Costiera di Tripoli ha definito un’area molto vasta (pare circa 100 miglia dalla costa) che considera di propria competenza dal punto di vista dell’intervento di recupero. Chi ci entra rischia di vedersi sparare addosso. Dice De Filippi: “Quello che oggi ci preoccupa di più sono le minacce da parte delle autorità libiche, riportate anche dai media, che vieterebbero alle navi delle ONG l’ingresso in un’area di mare molto estesa, anche se non ancora chiarita, al largo della costa libica, minacciando chi non rispetta il divieto di essere a rischio. Il Centro di Coordinamento della Guardia Costiera (MRCC) di Roma ha allertato MSF di un rischio sicurezza. Se confermato dalle autorità libiche, si tratterebbe di un ulteriore attacco contro le ONG impegnate in attività di ricerca e soccorso salvavita, che potrebbe causare altre morti e sofferenze nel Mar Mediterraneo.”

C’è poi un tema contingente dovuto alla decisione di Sos Mediterranee di firmare l’accordo. Una questione dovuta al fatto che a bordo della nave “Aquarius” (di Sos Mediterranee) lavorano alcuni medici di Msf: “Stiamo discutendo la nostra partnership con Sos Mediterranee. Al momento la nave Aquarius di SOS Mediterranee, gestita in collaborazione con Medici Senza Frontiere, sta navigando in acque internazionali dove continua a portare avanti le proprie attività di pattugliamento e ricerca e soccorso”. Msf potrebbe decidere di interrompere la propria collaborazione con Sos Med, ma, di sicuro, non lo farà subito e non interromperà gli interventi attualmente in corso.

 

 

 

 

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