Ventotto anni e ventisei anni e tre mesi di carcere. Questa la condanna chiesta rispettivamente per Massimo Carminati e Salvatore Buzzi dai pm di Mafia Capitale.
La richiesta della procura di Roma è arrivata al termine del quarto giorno di requisitoria del procuratore aggiunto Paolo Ielo e dei pm Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, dopo 16 mesi di processo che si tiene dal dicembre del 2015 nell’aula bunker di Rebibbia, a Roma. Quando l’accusa ha chiesto che Carminati venga riconosciuto come ‘delinquente abituale‘ lui ha alzato le braccia al cielo in segno di vittoria.
Negli anni, secondo la procura, il gruppo capitanato dall’ex Nar, che in origine aveva stretti legami con la banda della Magliana, sarebbe cresciuto diventando più potente e ampliando il proprio raggio d’azione da gruppo criminale dedito all’estorsione, a organizzazione che si occupa del controllo di attività economiche, appalti e commesse pubbliche.
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A quel punto sarebbero scattati i legami con Salvatore Buzzi e, attraverso le coop dell’imprenditore, con la pubblica amministrazione romana: l’associazione sarebbe ulteriormente cresciuta, sostiene l’accusa, arrivando a condizionare politica e amministrazioni, senza però mai abbandonare la strada originaria, della violenza, dell’estorsione e dell’usura, perché da quella, sostengono i pm, trae forza la ‘nuova mafia’, proprio come quelle ‘tradizionali’.
A Roma la cosa pubblica è stata gestita come ‘fette di una caciotta da spartire’, senza alcuna preoccupazione per il bene comune, sostiene il procuratore aggiunto Paolo Ielo, aggiungendo che “in nome dell’emergenza, in questa storia si è passati troppe volte sopra alle regole”.
Per l’ex amministratore delegato di Ama Franco Panzironi e l’ex capogruppo Pdl in Campidoglio prima e in Regione poi, Luca Gramazio, i pm chiedono invece 21 anni e 19 anni e sei mesi di carcere. Secondo la ricostruzione della procura, i due erano a servizio dell’associazione criminale di Carminati e Buzzi e sfruttavano le rispettive posizioni per favorire il sodalizio.