Svolta nel caso dell’omicidio di Albano Crocco, il pensionato ucciso e trovato decapitato l’11 ottobre nei boschi di Lumarzo (Chiavari), nel Genovese. I carabinieri del nucleo investigativo di Genova hanno arrestato Claudio Borgarelli, nipote dell’uomo. L’accusa è di omicidio aggravato e occultamento e sottrazione di cadavere. Crocco, che era uscito di casa in cerca di funghi, era stato trovato nella serata di quel giorno in un dirupo. In un primo momento si era anche pensato a un incidente, ma a insospettare gli investigatori è stato il mancato ritrovamento della testa della vittima.
Non vedendolo rientrare, come d’abitudine, per l’ora di pranzo, i familiari di Albano Crocco ne avevano – allarmati – denunciato la scomparsa temendo un infortunio; le ricerche hanno consentito il rinvenimento del corpo, decapitato, in un bosco non distante dall’abitazione dell’indagato. Le macabre condizioni in cui è stato ritrovato il cadavere, insieme al mancato ritrovamento della testa – nonostante le ricerche proseguite nei giorni seguenti in un’area molto vasta – hanno determinato l’avvio delle indagini che hanno fatto convergere l’attenzione sul nipote. Dal confronto tra le dichiarazioni dell’indagato, rese successivamente al ritrovamento del cadavere, e la ricostruzione anche oraria dei suoi reali movimenti l’11 ottobre, confortati in parte dall’acquisizione di alcune immagini dei sistemi di videosorveglianza, hanno permesso di appurare che l’uomo aveva utilizzato cassonetti dell’immondizia posizionati in località diversa e distante da quella da lui stesso indicata.
Alcuni frame estrapolati dalle telecamere private presenti nell’abitazione dell’indagato hanno fornito elementi utili alle indagini, come l’arrivo della vittima e dello stesso Borgarelli ripreso mentre nel cortile di casa sposta un pesante sacco nero di immondizia vestendo con una tuta da lavoro, mai ritrovata, diversa da quella con cui verrà visto – e ripreso – poche ore dopo, con un oggetto nascosto sotto la manica sinistra dalla forma compatibile con quella di un machete. Sono emerse alcune conversazioni compromettenti dell’indagato particolarmente significative; inoltre, tra gli elementi acquisiti, anche alcune foto di Borgarelli immortalato con un machete della lunghezza di circa 50 centimetri, legato alla coscia, diverso da quello più piccolo sequestrato nella sua abitazione.