C’è anche Giandomenico Monorchio, 46enne romano figlio dell’ex ragioniere generale dello Stato, Andrea, tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione contro un presunto giro di corruzione su tre grandi opere pubbliche che ha portato a 21 arresti. Nei suoi confronti è stata disposta la misura del carcere. Tra gli indagati a piede libero figura anche Giuseppe Lunardi, originario di Pietrasanta, 35 anni, figlio di Pietro, ex ministro dei trasporti e delle infrastrutture.
OPERAZIONE ‘AMALGAMA’. Un”amalgama’ (questo il nome dell’operazione) tra corruttori e corrotti, quella scoperta oggi dai carabinieri coordinati dalla procura di Roma. Di queste, 11 sono in carcere, 9 agli arresti domiciliari e una è stata sottoposta all’obbligo di dimora. Una trentina le persone coinvolte. Gli indagati sono accusati, a seconda delle posizioni, di reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e tentata estorsione.
Il responsabile dei lavori – spiega chi indaga – certificava la regolarità delle opere, a prescindere da come venivano eseguite. E lo faceva per avere in cambio subappalti e forniture a società che a lui facevano riferimento.
“C’è una trasformazione della tangente da denaro ad assegnazione di lavori”, sottolinea il procuratore aggiunto a Roma, Paolo Ielo, commentando l’operazione che ha messo in evidenza un giro di ‘favori’ da oltre 5 milioni di euro su almeno tre appalti milionari.
Dalle indagini emerge “un’organizzazione stabile composta da tecnici, professionisti e imprenditori che si sono accordati per un reciproco scambio di utilità ai danni dei contribuenti”, dice il responsabile della Dda di Roma Michele Prestipino Giarritta.